Comunicato: Replica alle dichiarazioni dell’ex presidente Giuseppe Testa (Castelnuovo Vomano)
Mi riferiscono ancora di continue polemiche relative alla vicenda della mancata iscrizione del Castelnuovo Vomano in serie D, nonostante sia intervenuto più volte concedendo interviste e fornendo le più accurate spiegazioni, mettendoci sempre la faccia ed esponendomi in prima persona.
Innanzitutto, devo constatare con rammarico che nessuna parola è stata mai spesa nei confronti del sottoscritto e della mia società per il campionato concluso e sui risultai esaltanti, che hanno comunque portato visibilità a questo territorio della provincia di Teramo. Ma non me ne dolgo, poiché mio malgrado, quando fai impresa e crei valore, bisogna imparare a pagare il prezzo dell’irriconoscenza.
Tuttavia, non posso tollerare ancora che venga messa in discussione la mia figura a livello personale ed imprenditoriale, decontestualizzandola dall’ambito sportivo, e rendendomi così bersaglio di illazioni e provocazioni.
Con questa nota faccio seguito alle dichiarazioni dell’ex-presidente del Castelnuovo Vomano nella persona di Giuseppe Testa, il quale ha inteso sottolineare a mio avviso con modi banali e pretestuosi, come il mio operato sia stato evidentemente soltanto frutto di improvvisazione ed intenti speculativi.
Non riesco a capacitarmene, ma tenuto conto che in Italia e soprattutto in provincia, si è avvezzi a perdonare pressoché qualunque nefandezza, ma mai il successo altrui, allora non posso fare altro che convincermi che ho fatto la cosa giusta al momento giusto a mollare questa piazza, di sedicenti “uomini di calcio”, che dispensano sentenze senza aver mai contribuito fattivamente alla causa.
Per farla breve, volevano la serie D, ma con 20 tifosi allo stadio, e soprattutto coi soldi degli altri; riservandosi ad ogni buon conto, di criticare leziosamente e senza diritto di replica.
I termini usati nelle sue invettive risultano oltremodo patetici, ma è verosimile che un personaggio dotato di tale presunzione nell’argomentare vicende che non padroneggia, mi dà dell’“improvvisato”, uno che non capisce niente di calcio, uno che riesce a sperperare soldi e che addirittura dopo aver realizzato i suoi obiettivi (stiamo parlando della vittoria del campionato e promozione in serie D!), riesce a dileguarsi e gettare nello sconforto un’intera comunità. Mi chiedo: di quale comunità parla? Perché non la vedevo allo Stadio non dico a seguire le trasferte, ma almeno nelle partite in casa?
Di quale ecatombe stiamo parlando sportivamente?
Ricordo che il sottoscritto “improvvisato”, ha già affrontato un campionato di serie D, con una squadra storica come la Civitanovese, in una regione che non era la sua, ed ha mantenuto la squadra nella sua serie, onorando quanto dovuto a tutti coloro i quali hanno avanzato costi e spettanze varie, e non stiamo parlando di cifre irrisorie, perciò non ho nulla da temere e non mi definirei proprio un improvvisato.
Ancora, quando si disquisisce senza conti e carte in mano, che il calcio sarebbe “un’arte a perdere”, ed è così che funziona da sempre, il gentile interlocutore dimostra esso stesso di non avere il ben che minimo strumento cognitivo relativo ad una gestione né di un’azienda e figuriamoci di una squadra di calcio che a livello dilettantistico dovrebbe fare solo intrattenimento.
Non mi pare normale che si possa insistere ancora con questa ottusità, con questa arroganza nel voler inculcare nel tifoso questo binomio del “patron-imbroglione”, perché questa storia ha dimostrato che ciascun ruolo alla fine resta delimitato a ciò che gli compete ed alle sue responsabilità. Sono tutti bravi a parlare, ma torno a ripetere, che chi ci ha messo i quattrini, alla fine resta sempre il profilo titolato ad avere l’ultima parola. Che vi piaccia o no.
Ma ciò che mi lascia interdetto ed in tal senso valuterei un’eventuale diffida legale nei confronti dell’autore delle dichiarazioni che sono qui a contestare, è l’ignoranza indefessa nel descrivere le attività di cui mi occupo oramai da 20 anni. Avrebbe fatto molto meglio ad informarsi, prima di fare aggravare la sua becera figura, quantomeno sullo sponsor che i ragazzi portavano sulle maglie; la Abruzzo Anziani oltre svolgere un servizio di welfare assolutamente necessario in un contesto socio-economico attuale ed è di ausilio a tante famiglie. La Abruzzo Anziani ha investito tanto in diverse strutture nella provincia di Teramo, creando centinaia di posti di lavoro e quindi occupazione e benessere per tante persone. Non sono quindi uno di quei personaggi con società fantasma, che vengono a spolpare e rosicchiare per poi lasciare le macerie dietro di loro. Perché voglio ricordare che solo due anni fa, le macerie le ho trovate io e da lì ho ricostruito, regalando due anni di calcio appassionato e senza remore, nonostante le tante reticenze che mi portavano sui giornali ogni lunedì a difendere la mia squadra dai poteri forti. E spesso ne ho pagato anche le conseguenze.
Non posso più tollerare certe insinuazioni, certe allusioni degne dei peggiori complottisti, un sistema ben coordinato da pseudo-giornalisti che continuano a dileggiarmi, perché evidentemente, passatemi il termine, non fanno altro che rosicare. A tempo debito, potevano farsi avanti, liberi di sedersi ad un tavolo e di alzarsi quando volevano. Ma nessuno di loro ha avuto nemmeno il coraggio di farlo, perché il loro personale pregiudizio nei confronti del sottoscritto che veniva da Pescara, era più forte dell’appartenenza alla squadra per cui ora fanno finta di piangere.
Non sono venuto dal nulla e non tornerò nel nulla, come mi è stato augurato, perché piuttosto mi piacerebbe sapere dov’erano questi fenomeni che tanto parlano, che non sono riusciti a combinare nulla di buono, senza capacità di gestire nemmeno una modesta squadra senza pretese, senza un soldo in tasca, ma con arroganza da vendere.
Nella realtà, sono e saranno solo i fatti a parlare, e la storia del Castelnuovo Vomano non è altro che l’espressione più significativa del calcio contemporaneo, nelle provincie dimenticate, dove non diventi credibile nemmeno se riesci a fare i miracoli, dove il vero valore dello sport viene dimenticato presto, perché alla fine resta solo il passatempo di individui abili con le parole, con ideali ambigui e soprattutto senza un soldo. Non sarò io più quello che porterà il calcio a Castelnuovo, ma sono sicuro che non sarete nemmeno voi.
Buona fortuna, perché ne avrete bisogno.
Attilio Di Stefano